venerdì 28 marzo 2008

Colloqui

Condurre dei colloqui per selezionare personale è diventata una delle attività più dolorose che spettano a un manager.
In questi giorni, mi è capitato di doverlo fare e, dando un'occhiata ai curriculum vitae, mi rendevo conto che mentre fino a qualche anno fa si incontravano spesso persone in cerca di un cambiamento allo scopo di migliorare la propria posizione, oggi la quasi totalità delle richieste proviene, per quanto riguarda i giovani, dalla ragnatela del precariato e purtroppo cresce drammaticamente la quantità di persone quaranta/quarantacinquenni che hanno perso il lavoro da qualche anno, non a causa della loro incapacità, ma perchè la filiale ha chiuso, l'azienda è fallita, la compagnia è stata rioganizzata.
Gente con famiglia costretta ad arrangiarsi con lavoretti saltuari lontani dalla propria specializzazione.
Francamente non è un segnale incoraggiante per la nostra società. Si assiste allo spreco di energie valide, come un motore che gira a vuoto.

Mi viene in mente il film "Giorni e nuvole", girato a Genova, che racconta le peripezie di un manager alle prese con la disoccupazione.

martedì 11 marzo 2008

Informatica e Kant

Scriveva nel giurassico anno 1987, nella rivista Sistemi e Automazione, l'ing. Gianfranco Secchi che operava presso la Direzione Programmi di Informatica di IBM Italia.

Il lavoro che svolgo consistente nell'intrattenere pressochè ininterrottamente i più disparati uditori su questioni informatiche, mi porta a trovarmi tra le mani riviste specializzate su Sistemi e Automazione.
Le apro e le richiudo subito, inorridito. Ma è possibile, mi domando, che, abbandonato il campo De Crescenzo, sia rimasto solo io a scrivere di calcolatori senza annoiare a morte?
E' possibile che questo informatico, che, per il suo campo di interesse dovrebbe essere l'uomo del futuro, l'uomo di un mondo più evoluto ed intelligente, tale mondo ci rappresenti, quando scrive, come il regno dell'arido, del difficile, del pedante, del prezioso? E sono tutti così gli informatici?

Questo uomo informatico va formato o meglio "riformato". Un'intensa, abbondante pressante formazione [tecnica], lui, l'ha già avuta.
Eppure, questo, è avvenuto: quando lo senti parlare, segui i suoi ragionamenti, esplori le sue motivazioni, non puoi non percepire la presenza di una particolare filosofia, di un particolare modo di essere. Un'entusiasmo lo inonda al considerare i risultati e i servizi. La razionalizzazione diventa l'unico modo di procedere, di pensare, di essere. Ma attenzione, la "ragione" che sta alla radice di quella razionalizzazione non è quella kantiana, che include moralità, gusto, anche fede, è invece quella del calcolatore, cioè quella che tutti i ragionamenti traduce in algoritmo, numero, operazione aritmetica.
Quest'effetto non è buono: è l'inizio di un percorso al cui termine c'è la minaccia della fantascienza, la macchina che domina l'uomo, avendo costui perso quei valori, suoi propri, che gli permettevano, di distinguersi da essa e di dominarla.

Troppo spazio prenderebbe riportare per esteso tutto l'articolo.
Alcuni commenti.
Si capisce che quando sono state scritte queste parole, il fenomeno internet era irrilevante e sconosciuto l'effetto che avrebbe avuto negli anni successivi.
Si nota anche il procedimento "batch" dell'autore che ha passato la sua vita con i mitici mainfame IBM. Quelli che hanno fatto la storia, quando si lavorava sul singolo bit e si avvertiva con forza il pericolo/tentazione di estendere alla vita sociale lo stesso principio on-off.
Oggi sarebbe difficile, nell'era www, inquadrare così i pericoli del calcolatore sulla formazione umana, eppure apprezzo ancora l'approccio che puntava a demitizzare il dio-computere qualche rifleessione si può ancora fare.
Simpatico l'accenno al collega poi divenuto scrittore famoso.