venerdì 29 dicembre 2006

Strategia e Informatica (6) - Come si fa strategia

Ritorno alla domanda iniziale di questi appunti.
I Sistemi Informativi Possono anche essere strumenti strategici del business?

La risposta non solo è positiva, ma si possono identificare livelli diversi di intervento dell'informatica nell'organizzazione.

Rispondere che , l'informatica può essere uno strumento di business, vuol dire riconoscere un ruolo nuovo per questa disciplina.
Non più semplice elemento per eseguire calcoli complessi, o lunghe operazioni, o archivio per grandi volumi di dati, ma strumento per creare valore nell'azienda.

La teoria dice che ci sono quattro categorie di approccio strategico:

1. Tecnologia per il miglioramento del processo di decisione strategico
->
il cosìdetto reporting aziendale, le applicazioni di BI (Business Intelligence), i cruscotti e gli indici di prestazioneKPI, sono buoni esempi in cui l'informatica contribuisce a "prendere" delle decisioni strategiche.

2. Risorsa per l’attuazione efficace di una strategia ->
Significa che grazie all'informatica si possono definire dei percorsi affidabili che garantiscono al cliente e all'organizzazione in generale, il raggiungimento di prefissati Livelli di servizio, o la realizzazione di procedure in grado di recepire gradi stabiliti di Flessibilità o viceversa di Rigidità in un processo.

3. Forma di innovazione pervasiva che può modificare processi e servizi
->
E' qui che l'informatica comincia a mostrare tutta la sua nuova forza. Infatti lo sviluppo di Applicazioni Web-based ha completamente rivoltato l'impatto del software nei confronti degli utilizzatori e delle procedure, il Business-to-consumer (B2C)o il Business-to-Business (B2B) hanno fatto la fortuna di aziende che hanno saputo cogliere un'occasione e la sfortuna complementare di altre. Penso per esempio ai programmi e-booking, e-procurement o di Tracking dei Contenitori.

4. L’ Informazione diventa l’asset che costituisce la risorsa dell’impresa ->
Ma l'ultima frontiera è costituita da quelle aziende che hanno saputo vedere nell'informatica il cuore stesso della propria impresa. L'esempio lampante è Google. Una compagnia che non produce nè beni, nè servizi, ma il cui cuore pulsante è costituito dal trattamento dell'informazione, da un motore di ricerca, attorno al quale attecchiscono opportunità di business. Esempi più diffusi sono i Portali Aziendali, spesso diventati nuovi canali di vendita o quelli EDI che si occupano della traduzione delle informazioni in una codifica comprensibile alla singola azienda.

giovedì 28 dicembre 2006

Strategia e Informatica (5) - Scopo di un SI

Lo scopo del servizio ICT è quello di fornire ai processi aziendali un supporto attivo.
Scopo che viene perseguito attraverso:
  • la messa a punto di strategie e definizioni di priorità,
  • l'elaborazione di piani operativi che promuovano un uso efficace ed efficiente di tutto il patrimonio ICT,
  • la creazione di nuovo valore e il mantenimento di quello esistente,
  • la collaborazione con il management di impresa in modo tale da ricercare nuove opportunità per l’impiego dell’ICT come fattore di miglioramento e di innovazione dei processi.
E' più facile capirlo che metterlo in pratica:
Il sottosistema informativo, non è però esterno o indipendente dagli altri sottosistemi e dagli altri processi aziendali.
L’uno condiziona l’altro e viceversa, per questo motivo sarebbe scorretto intervenire sul sistema informativo senza intervenire sul contesto organizzativo dell’azienda.

La verità è che spesso si ignora totalmente questo concetto elementare. Si realizzano sottosistemi calandoli nella struttura reale senza tener conto delle implicazioni organizzative.
Non è estraneo all'esperienza di ogni responsabile ICT aver avvallato prodotti che automatizzavano l'inefficienza. Perchè invece di rivedere il processo si corre dietro alle richieste di un responsabile di reparto, che vuole migliorare le sue performances, semplicemente diminuendo il numero di click alla tastiera o riposizionando i dati di un report.

Mi ripropongo di ritornare su questo argomento più avanti.

Il prossimo passo è portare qualche esempio concreto di informatica strategica.

mercoledì 27 dicembre 2006

Strategia e Informatica (4) definizione di SI

Dicevo che per capire la collocazione di un Sistema Informativo all'interno dell'azienda è necessario chiarire alcune definizioni, a scanso di malintesi. Allora, dopo aver parlato del significato di strategia, sento la necessità di occuparmi anche di Sistema Informativo.

Sistema Informativo: è l’insieme dei processi che rilevano, elaborano, memorizzano e trasmettono le informazioni aziendali, ovvero il sistema delle informazioni.
Messa così si capisce che, indistintamente, tutte le aziende, dispongono di un sistema informativo.
Infatti, elaborare, archiviare, trasmettere, sono operazioni che prescindono dalla presenza o meno di calcolatori, di hardware e software...

Il sistema informativo è l'organizzazione stessa delle informazioni.

Dobbiamo aggiungere una parolina: automatizzato.

Il sistema informativo automatizzato, si basa sulla Tecnologia per l'informazione e le Comunicazioni (in inglese ICT, Information & Communication Technology).

Il sistema informativo automatizzato è un sottosistema del più generale sistema informativo.


In effetti qualche volta in italiano si dice sistema informatico anzichè informativo (che fa pensare ai servizi segreti), proprio per delimitare meglio i confini.
L'importante è capirsi, a me piace più il termine informativo, proprio perchè evidenzia lo stretto legame fra l'informatica e l'organizzazione.
Da questo momento, per me, dire sistema informatico, sistema informativo, sistema informativo automatizzato è la stessa cosa.

sabato 23 dicembre 2006

Strategia e Informatica (3) - definizione di processo

Vorrei attirare l'attenzione sulla parola Processo.
Processo: è l'associazione e organizzazione di attività appartenenti anche a differenti funzioni (organizzative), in sequenze logiche a sé stanti, capaci ognuna di contribuire alla creazione del valore.

C'è un'ampia letteratura a cui rimando (per esempio qui) . A me interessa solo focalizzare che un processo è qualcosa che richiama un movimento; è un insieme di attività tra loro interconnesse, tutte insieme rivolte al raggiungimento di un obiettivo.
Mentre la parola modulo o funzione, richiama qualcosa di statico, il processo definisce "il tubo" dove si produce il valore dell'azienda.


Poi è vero che si distingue fra processi primari, legati alla produzione dei materiali o all’ erogazione di servizi e processi secondari o di supporto come ad esempio la vendita, la pianificazione/gestione ed amministrazione, la ricerca e sviluppo ed il trattamento delle informazioni (ICT).

E' un discorso che porta in una direzione parallela è occorrerebbe parlare del Reengineering, del Business Process Improvement (BPI) o del Total Quality Management (TQM)... Non è mia intenzione.

Nel campo dei trasporti marittimi esempi di processi prmari sono, il booking, la emissione della documentazione, il container control. L'approvigionamento dei materiali per una nave è sempre un processo primario, ma la contabilità fornitori ad esso legata legata è solo un'attività di questo processo.

venerdì 22 dicembre 2006

Strategia e Informatica (2) - definizione di strategia

Cominciamo cercando di chiarire il termine Strategia.

In generale,
Una strategia è una serie di linee guida generali usate per impostare le successive azioni concrete tese a raggiungere lo scopo, in modo da coordinarle e dare loro la massima efficacia. La strategia si applica a tutti i campi in cui per raggiungere lo scopo sono necessarie una serie di operazioni separate, la cui scelta non è unica e/o il cui esito è incerto, e che quindi non possono essere pianificate a priori ma devono essere decise di volta in volta..(Wikipedia)
In parole più semplici la strategia è, guardare lontano, oltre gli obiettivi immediati.

Nel campo dell'economia la definizione può essere più mirata.

Per Porter:
"La strategia di leadership di costo" é la capacità dell'impresa di offrire prodotti simili o equivalenti a quelli offerti dai concorrenti ad un prezzo minore.
"La strategia di differenziazione" é la capacità dell'impresa di imporre prodotti dotati di caratteristiche uniche che abbiano un qualche valore per i propri clienti al di à della semplice offerta di un prezzo basso.
"La strategia di focalizzazione" può essere orientata ai costi oppure alla differenziazione.

O ancora, secondo CHANDLER/ANSOFF è:
Definire i fini dell’impresa e sviluppare dei piani d’azione per conseguirli.

Quindi la domanda iniziale si alza di livello. Informatica strategica , non è (di per sè) la scelta di un sistema operativo, di un complesso di architetture hardware, con l'aggiornamento tecnologico. La strategia è una visione che porta dritto nel cuore di un'impresa, al suo sviluppo, al suo evolvere nel tempo in relazione al mercato e alla concorrenza.

giovedì 21 dicembre 2006

Strategia e Informatica (1)

Una delle prime domande che si pone un Direttore dei Sistemi Informativi (CIO) che cerca di capire il costesto in cui si sta muovendo, è la seguente:

Quale è il ruolo dell'informatica all'interno dell' azienda per la quale lavoro?
Che rapporto ha con l'organizzazione aziendale?

Semplificando si potrebbe dire che i Sistemi Informativi Aziendali all'interno nel "treno" azienda, possono essere una locomotica che traina o una carrozza che è trainata.
Ma in entrambi i casi i Sistemi Informativi "sono" parte dell'organizzazione indipendentemente dalla collocazione nell'organigramma, dalla struttura dei sistemi e delle reti e dalle applicazioni del software utilizzato.

Quindi, la domanda giusta sarebbe: sono i sistemi informativi, strumenti strategici per l'organizzazione aziendale e per il business?


La risposta oltre che essere legata alla realtà specifica di ogni azienda è anche legata al settore. Mediamente, diversa sarà la risposta nel comparto delle telecomunicazioni, piuttosto che in quello della produzione o del commercio.
Per questo motivo, non solo non pretendo di fornire risposte generalizzabili, ma anzi sarò portato a scivolare verso indicazioni adattabili al mondo del trasporto marittimo nel quale ho speso la mia attività fin dalla laurea.

Allora, per potersi collocare, è necessario cominciare a definire meglio cosa si intende per strategia e strategia aziendale.
Ma a ben guardare, conviene fare ancora un passo indietro perchè anche il significato di Sistema Informativo, va chiarito.

martedì 19 dicembre 2006

Informatica del dialogo

L'informatica per definizione etimologica è la scienza dell'informazione automatica; è la scienza che veicola le informazioni.

Informazione: etim. da informare, dare forma. L'informazione è un concetto astratto, che viene comunemente identificato con il significato di un messaggio. Il messaggio tuttavia ha il solo compito di convogliare e rappresentare l'informazione.
Nella Teoria dell'Informazione per informazione si intende tutto ciò che contribuisce ad eliminare incertezza. Infatti, se una sorgente di messaggi inviasse senza scelta e ripetutamente un solo simbolo, la quantità di informazione ricevuta a destinazione sarebbe nulla, poichè non ci sarebbe alcuna incertezza nel prevedere un simbolo e il successivo. L'assenza di differenze tra simboli, e quindi l'assenza di una struttura, determina l'assenza di informazione.


Una informazione porta con sè una comunicazione: è qualcosa che stabilisce un ponte di influenza fra due parti, qualcosa che porta con sè un dialogo.

Forse farà ridere, ma mi viene in mente il meccanismo di handshaking (riconoscimento) fra due terminali remoti.
Per stabilire un ponte, per avviare la comunicazione, ci vuole una negoziazione, i due potenziali corrispondenti devono riconoscersi e accordarsi su alcuni parametri base.
"Ci sei?"
"Ci sono"
"Comincio a parlare"
"Ti ascolto"...


L'informatica per essere se stessa deve contribuire a stabilire un'unità.
Il dialogo è la via maestra.

Allora ben vengano i blog, i forum, i gruppi, le comunicazioni video e vocali sulla rete; ben venga la libera circolazione delle idee, sono una realtà ben visibile almeno tanto quanto le deformazioni, gli abusi, il degrado della pornografia e la spazzatura di rete...

La storia ci insegna che non esiste il bianco e il nero, ma sia l'uno che l'altro, ed anche tutta la tonalità dei grigi..
Per ogni scoperta, ad ogni nuovo passo, l'uomo non ha mai preso una strada precisa e univoca.
La ruota è servita per costruire carri merci e carri da guerra. La dinamite, per costruire strade e distruggere case. Per non parlare dell'energia nucleare o della genetica...
C'è la guerra tutti i giorni, ma c'è chi dà la vita per la pace ogni giorno.
C'è lo sfruttamento di pochi sui deboli (tanti) ma anche un grande movimento di popoli in favore della solidarietà.
E' così, perchè il confine tra il bene e il male non passa per le cose, ma all'interno dell'uomo, ed ogni uomo è diverso dall'altro.

Ma questo è consolante perchè ci toglie dall'imbarazzo di combattere, come nuovi don Chisciotte, contro i mulini a vento, ci permette di guardarare alle prospettive del futuro in maniera più serena.
Ripetendo una famosa frase di Thilard de Chardin: " ...ne sono cero, poichè il meglio finisce sempre per accadere e l'avvenire è migliore di qualsiasi passato".

Qualcuno di voi penserà: "fra dieci minuti, probabilmente, ci saremo tutti dimenticati delle implicazioni sociali o filosofiche che stanno sotto al ticchettio della tastiera..."

Ma forse non è così, è un dubbio che voglio permettermi.

Non è più bello ancora questo potersi ogni giorno interrogare, poter correggere la propria rotta, a volte ricominciare da capo?
In fondo è per questo che ci sentiamo uomini e non macchine.

lunedì 18 dicembre 2006

Verso quale futuro?

Con quale occhio dobbiamo guardare alla tecnologia informatica?
Quale futuro dobbiamo aspettarci?
Un futuro alla Orwell, con pochi eletti che decidono per tutti, e dove tutti sono controllati da computer che spulciano ogni avvenimento privato; un mondo tecnocratico che privilegia l'efficienza, la produzione, il consumo...
Un mondo di illetterati, incollati ai terminali, ossessionati dai videogiochi, ingabbiati dentro una realtà virtuale, pigri, incapaci a instaurare rapporti sociali con i propri simili, limitati nella loro libertà e creatività.
Oppure abbiamo trovato finalmente la strada maestra per immergerci in una nuova era dove l'uomo, assistito da una tecnologia avanzatissima, sarà finalmente padrone del 'sapere' e della 'conoscenza'? Un mondo in cui ogni uomo avrà a disposizione molto tempo libero che potrà dedicare alla famiglia, alle attività sociali e culturali, dove il confronto e la cooperazione allargheranno la base decisionale.

Onestamente, elencando queste due alternative, trovo che qualcosa stride nel ragionamento.
Come se il discorso rimanesse ingabbiato in una logica che si riduce a una diatriba fra "tradizionalismo" e "progressismo", fra "spiritualismo" e "razionalismo".

Che ci sia una profonda trasformazione in atto nella società nel ventunesimo secolo, è un dato di fatto; che questa trasformazione culturale coinvolga il rapporto con l'informatica, con i computer, con internet è altrettanto evidente.

Ma è una trasformazione che, come tutte le trasformazioni sociali e culturali del passato, avviene in modo caotico e contraddittorio. Dovremo continuare a convivere con la realtà di un mondo tecnologico liberatorio per certi aspetti e opprimente per altri, come un caleiodoscopio che cambia forma continuamente a secondo della prospettiva con cui lo guardi.

E' una divisione che non attraversa solo differenti classi sociali o regioni geografiche o aree culturali. Onestà intellettuale dovrebbe farci ammettere che ognuno di noi ne è coinvolto e attraversato internamente.
Insisto nel ritenere che è fondamentale, la cultura informatica, un atteggiamento formazione continua, la capacità di confrontarsi, la disponibilità ad aumentare la nostra capacità di ascolto e comprensione.

Se caso mai una possibilità di guidare questo fenomeno dovesse esistere, quella riguarda in prima battuta il singolo.
Sì, mi piacerebbe vedere una informatica del dialogo.

domenica 17 dicembre 2006

Il professor computer

Gianfranco Secchi si è laureato in elettronica presso il Politecnico di Milano e in seguito è stato capocentro di IBM Italia e successivamente consulente informatico. Durante la sua carriera si è occupato di formazione informatica a tutti i livelli, ma il suo interesse preponderante è stato la relazione tra l’uomo e la macchina.

Ho avuto il piacere di leggere vari libri e di conoscere personalmente l'ing. Secchi invitato nel 1988 a tenere una conferenza a tutti i capouffici e dirigenti per l'azienda per la quale lavoravo allora.
Il suo pensiero ha lascito il segno nella mia formazione professionale.

Secchi scrive:

Sì, è facile, sopratutto per gli addetti ai lavori o per i giovani, dire il computer è 'stupido', non c'è alcun problema.
Il fatto è che non è questione di intelligenza della macchina ma di qualità del rapporto che instauriamo con essa.
Intanto sa farsi amare, perchè imparare ad usarlo costa fatica, stress e ogni successo ci lega, ci vincola un po' di più.
Poi ci insegna ad avere certezze; i suoi risultati sono: sì - no; vero - falso, o ancora, fai -non fare e tutto condito di grafici e relazioni per rendere più suggestiva la risposta.
Con la cosidetta intelligenza artificiale, affidiamo a lui la nostra conoscenza perchè dissipi i nostri dubbi, i nostri errori di valutazione.
E' un mondo senza ombre, per qualcuno potrebbe essere "rassicurante" tutto ciò...
Il rapporto con lui è ben diverso da quello con la nostra lavastoviglie e il frullatore. Vengono alla luce emozioni e sentimenti. Non dà solo serviziz ma in qualche maniera anche una filosofia di vita"
.


Mi sembra che queste parole non abbiano subito l'usura del tempo.
La formazione è la vera conoscenza perchè, mentre il contenuto dell'addestramento cambia con l'evoluzione delle macchine, invecchia perchè va aggiornato continuamente, la formazione rimane.
Con un paragone un po' azzardato, ma a me molto caro, si potrebbe dire che:

L'addestramento sta alla formazione come lo studio alla saggezza.

sabato 16 dicembre 2006

La formazione

Arrivo ad un punto chiave del mio discorso. La breve e incompleta storia del computer e gli aneddoti servivano per arrivare a parlare di Formazione.
Da quello che ho scritto finora dovrebbe essere chiara la differenza fra due termini, solo in apparenza, sinonimi uno dell'altro:
Addestramento e Formazione.
Nel dizionario trovo alle voci,

Addestramento:
preparazione per rendere abile, capace, esperto qualcuno in qualcosa; l'insieme degli esercizi necessari per divenire abile, esperto.
Formazione:
atto, processo, modo, effetto del formare, del formarsi; plasmare qualcuno intellettualmente o moralmente; addestrarlo in modo che sia idoneo a certe funzioni o attività.

Direi che non chiarisce del tutto. L'unico indizio è l'uso della parola 'plasmare' utilizzata per definire il verbo 'formare'.

Ma io voglio allargare il solco.
Se Addestramento significa, in definitiva "come si fa", vorrei associare all'altro termine il significato di "perchè si fa".
Vorrei, in altre parole, che Formazione facesse rima con Cultura.
Non le nozioni, ma l'insieme dei valori su cui basare il proprio operare. La coscienza delle possibilità e dei pericoli legati alla sfera dell'informatica, del computer.
Non tanto quelli fumettistici (la macchina che domina l'uomo), ma quelli derivanti da un uso senza attenzione e sensibilità di questi strumenti. Uso che può rendere l'uomo debole e indifeso psicologicamente (vedi episodi che ho citato nelle puntate precedenti).
Occorre avere coscienza degli impatti psicologici e sociali.

E Voila, servito il mio concettto di Cultura Informatica. Niente di retrò, niente nostalgia per un mondo che non c'è più, niente attaccamento alle tradizioni.
Come direi nel mio Blog "Come si cambia", consapevolezza del cambiare.

Nella prossima puntata vorrei presentare il professor Computer come emerge dalla lettura di Gianfranco Secchi, un ex-IBM che fu il primo capocentro italiano di questa storica azienda.

venerdì 15 dicembre 2006

Fra l'incudine e il martello

Anche l'aneddotto che sto per raccontare è datato di una quindicina d'anni.
Lo ripropongo in chiave critica. Quando l'ho scritto volevo introdurre il concetto di cultura informatica.
Anche se sono passati tanti anni, il discorso mi sembra ancora valido e per questo motivo lo ripropongo. E' chiaro che nel frattempo c'è stato di mezzo internet...

Non si può dire che una volta c'era la cultura informatica ed oggi non c'è più; allora come oggi il motore di ogni evoluzione tecnologica è il profitto; era così nell fase pionieristica dell'infromatica ed è così oggi. Di diverso è solo il numero di persone coinvolte nell'affare.

Qualche giorno fa un ragazzo con l'hobby del computer, mi ha detto pressappoco così:
"Voi specialisti dell'informatica siete egoisti. Avete un bel dire che non c'è futuro per chi non conosce questa materia, ma intanto non scendete dalla cattedra e vi gongolate con il vostro linguaggio incomprensibile"

Ma ve lo immaginate oggi un dialogo così? Un "ragazzo con l'hobby del computer" oggi conosce tecniche così specializzate che può tranquillamente insegnarle a me. Oggi è il "ragazzo con l'hobby del computer" che utilizza un linguaggio incomprensibile anche per me che sono nel mestiere da ventisette anni.


Detto questo, il problema di fondo rimane: Le riviste specializzate si sono moltiplicate, nelle librerie ci sono interi reparti per soddisfare la sete di informatica dei potenziali lettori, corsi teorici, interattivi, sperimentali, in aula o autodidattici sono disponibili anche per la terza età. Le informazioni on-line raggiungibili sono inesauribili, qualunque sia la tecnologia che si desideri approfondire. Ma informazione, diffusione di conoscenze e istruzioni per l'uso sono cultura informatica?

Fra l'incudine e il martello
Io sono, e sono stato responsabile dei servizi informatici di varie società private.
Da un bel po' di anni mi sento a metà strada fra i produttori di macchine e di programmi e l'utilizzatore finale di questi prodotti.
Io, sono dalla parte di chi deve diffondere, nell'azienda, questi strumenti, avendo come obiettivo: far crescere l'efficenza, la produttività, razionalizzare.
Per poter far questo devo 'capire' i miei colleghi, le loro richieste, ma anche sollecitarli perchè non ci sono richieste se non si conosce, se non si informa, se non si insegna.
Ecco da questo punto di vista sono anch'io dalla parte di chi rischia di lanciare messaggi senza cultura.
D'altra parte per svolgere il mio lavoro devo tenere i contatti con i produttori, i quali mi trasmettono conoscenze, istruzioni, offerte, notizie tecniche e commerciali.
Sono quindi anche dall'altra parte dello steccato, dalla parte di chi, in qualche modo, deve subire quest'assalto consumistico.

Già perchè di questo si tratta, pur senza demonizzare la parola, ma di questo si tratta: i programmi hanno la grafica sempre più efficiente, l'input più amichevole, la configurazione più flessibile.
Complicare la macchina per semplificare l'uso, per vendere di più!
Io intanto continuo a sentirmi fra l'incudine e il martello.

giovedì 14 dicembre 2006

Casa dolce casa

Quella che sto per raccontarvi è una storia vera.
L'ho raccolta almeno una quindicina di anni fa ma ho deciso di non camuffarla.
Al suo interno comparirà un riferimento tecnico che oggi fa sorridere, ma proprio l' evidenza della ulteriore sofisticazione tecnologica delle attuali configurazioni dei PC che utilizziamo, può mettere in evidenza quanto 'drammaticamente' il problema si è aggravato.

Stiamo per entrare nella casa di una famiglia...

primo quadro:
Un dirigente di azienda è molto impegnato sul lavoro. Al ritorno a casa, in genere verso le nove di sera, non ha più forze: mangia e va a letto.
Si lamentano il figlio e la moglie; è così difficile vederlo, è così difficile avere un dialogo con lui! Ma si deve capire è stanco, è stressato...

secondo quadro:
Sotto insistenza del figlio, viene acquistato un home-computer. L' ultimo modello consigliato da chi se ne intende...
Ora, il dirigente, torna a casa ancora a casa dopo una giornata faticosissima; sono ancora le nove di sera.
Ma adesso, dopo aver cenato, la serata prosegue, spesso fino all' una di notte: il computer avvince, stimola, cattura l' attenzione.
La moglie si lamenta ancora...
Il rapporto con la moglie (sinonimo del rapporto con l' altro) è faticoso: ci sono i caratteri diversi, gli sbagli, le incomprensioni.
Mettersi davanti a un video è più semplice, per riuscire bisogna essere razionali, logici. L' uomo del nostro esempio ha imparato ad esserlo.
Lavorare al computer richiede uno sforzo di apprendimento iniziale ma poi, lascia un senso di grande soddisfazione, un senso di capacità, di dominio, ...forse di onnipotenza?
E poi si presenta bene: il video grafico ha 256 colori (!!), per comandarlo basta il tocco della mano grazie a questo nuovo dispositivo: il mouse (!!)
Non pone domande imbarazzanti sulla qualità della vita che conduciamo.
Ecco, il nostro dirigente che non trovava il tempo per dialogare con il resto della famiglia, ora trova lo spazio, in abbondanza, per il computer.
Il rapporto con gli altri è rimesso in coda. Ma si sa, all' una di notte c'è una sola cosa da fare: rientrare silenziosamente in camera da letto, possibilmente al buio!

Informatica e Organizzazione

Gli anni 60'
Questa è una storia la cui origine va collocata intorno agli anni sessanta, perché solo in quel periodo i calcolatori escono dalla fase pionieristica (vedi miei post "un po' di storia dei computer" e successivi) e si diffondono nelle industrie.
I costi, la flessibilità, le prestazioni permettono infatti investimenti con ritorni economici e organizzativi evidenti.
Non si elaborano più solamente i dati contabili ma si vede l' elaboratore come il mezzo per affrontare tutti i lavori di tipo ripetitivo e di grande volume.





Tra l' esercito dei colletti bianchi nasce una nuova "razza": gli informatici. All' interno del loro ufficio, il CED (Centro Elaborazioni Dati), si moltiplicano, gli operatori, i programmatori, gli analisti, il capocentro.
E' interessante notare che in questo periodo non c'è alcun contatto fra l' utilizzatore finale delle informazioni e la macchina. Il contatto è riservato e mediato dagli specialisti.
I grandi saloni, con aria condizionata, che ospitano le macchine sono come fortezze impenetrabili.

Dagli anni 80' ad oggi
Devono passare alcuni anni perché si modifichi sostanzialmente questa situazione.
C'è di mezzo un' incredibile crescente sviluppo tecnologico, una forte concorrenza fra i costruttori, una evoluzione dei medi/grossi elaboratori e naturalmente, l' avvento dei personal computer.
E' stata una rivoluzione soft, giorno per giorno nelle nostre aziende e nelle nostre fabbriche la realtà è andata cambiando senza che i più se ne rendessero conto.

Chi ha vissuto in 'diretta' questa trasformazione sono proprio gli uomini del CED. Il loro ruolo è andato continuamente cambiando. Se infatti prima erano i tutori del sapere informatico, adesso la diffusione e nello stesso tempo la specializzazione dei vari campi, li ha costretti a diventare una sorta di consulenti interni, di gestori di risorse, di governatori delle tecnologie.
La loro competenza è rimasta importante soprattutto nel saper riordinare, coordinare, raccogliere, stimolare le varie esigenze di ogni reparto, nel saperle tradurre in fatti organizzativi, in scelta dei prodotti più idonei, in sviluppo di applicazioni strategiche e personalizzate per l' azienda.

Ancora fino a qualche anno fa, trovavo qualche collega che resisteva al cambiamento, che si illudeva di dover difendere la propria immagine facendo credere di sapere tanto, che metteva avanti argomenti tecnici per continuare ad accentrare su di sé...ma era una battaglia persa.

La "fortezza tecnologica", è saltata: le macchine sono diventate strumenti di lavoro per uomini di affari, impiegati e operai, strumenti di gioco in mano ai bambini, accessori di casa, strumenti di comunicazione.

Solo apparentemente sembra in contraddizione rilevare che il numero degli specialisti informatici è cresciuto, perché in rapporto al numero delle macchine installate, il numero di addetti è in realtà diminuito.

Allora, potrebbe sembrare tutto lineare, un' evoluzione come tante del ventesimo secolo.

Io penso che non è così. Il computer è una macchina 'particolare'. Il rapporto uomo-macchina assume implicazioni sociali importanti.

mercoledì 13 dicembre 2006

Dal personal computer ad oggi

Un po' di storia dei computer: conclusioni

Sì, avete letto bene, sono arrivato al 1980 e ho scritto: conclusioni.
Il fatto è che da questo punto in poi bisogna cominciare a parlare di client/server, telematica, informatica distribuita, multimedialità, realtà virtuale e soprattutto internet...
Anche se è un'arco di tempo di oltre 15 anni, per i miei scopi, rivolti a dare una dimensione storica dell'
informatica&organizzazione aziendale, questa retrospettiva può fermarsi qui. La letteratura on-line è traboccante di manuale e siti, ed io non voglio limitarmi a parlare di macchine sempre più piccole, sempre più veloci e facili da usare.

C'è qualcos'altro che mi preme: l'evoluzione del rapporto uomo-macchina.

Il personal computer

Un po' di storia dei computer: la quarta generazione (il personal computer)

A ritmo sempre più incalzante la tecnologia propone soluzioni avanzate.
Il microprocessore è un nuovo componente elettronico che racchiude in una superficie delle dimensioni di un bottone tutti i componenti costitutivi di un calcolatore.
La velocità di esecuzine è misurabile in centinaia di migliaia di istruzioni al secondo.
Il primo personal computer nasce nel 1974 (il suo nome è ALTAIR), ma comunemente si data l'inizio di questo periodo all'inizio degli anni 80'.
Il loro sviluppo è legato a due nomi: IBM che li produce e li lancia con successo sul mercato e, MS-DOS, il sistema operativo realizzato da Bill Gates alla guida della sua società, Microsoft.
I personal computer si diffondono in maniera capillare grazie al loro costo contenuto e alle prestazioni di anno in anno sempre più sofisticate. Semplicità d'uso della macchina e crescita delle capacità di calcolo diventano i paradigmi dei produttori.

Proprio quest'anno si sono festeggiati i 25 anni di uno dei più famosi personal computer.
Il 12 Agosto 1981 IBM presentava il proprio primo PC IBM 5150 «Si basava su un processore Intel 8088 con clock a 4,77 MHz, aveva a bordo 16K di Ram, due floppy disk, e una scheda video CGA. Il tutto pesava ben 14 chilogrammi». E costava 1565 dollari.

Due anni prima avevo finito l'università presentando una tesi su un microelaboratore basato sul microprocessore 8086.


Un'altro aneddoto personale. Nel 1987, l'azienda per cui lavoravo allora decise di investire su questa tecnologia. Si ordinarono 25 PC, l'ordine d'acquisto includeva due modelli, IBM XT286 (20MB di RAM) e IBM AT3 (30MB di RAM). Vogli dirvi il criterio "organizzativo" adottato per distribuire le macchine:
Il modello più potente fu distribuito ai capi, quello meno performante agli altri.
In pratica il PC era visto come uno status-symbol, senza alcun riscontro con l'effettivo utilizzo della potenza di calcolo.
Ma da allora la "logica" di molte aziende non è cambiata di molto!

martedì 12 dicembre 2006

Calcolatori a circuiti integrati

Un po' di storia dei computer: la terza generazione (circuiti integrati)

Intorno agli anni 1964-65 la tecnologia raggiunge un'altro traguardo: i circuiti miniaturizzati che contengono più transistor in un unico componente.
I sistemi realizzati sono concepiti con tecniche modulari (si compongono a blocchi).
L'IBM immette nel mercato il
Sistema S/360 e diventa leader incontrastato del mercato mondiale dell'informatica.

Per fare un confronto, uno stesso programma che negli anni 50' impiegava un'ora per fornire i risultati finali, ora impiega pochi minuti.
Abbandonate le telescriventi, i terminali cominciamo ad assomigliare a quelli che conosciamo: tastiera e schermo.
Nasce la
multiprogrammazione. In precedenza due differenti problemi, per esempio, una statistica e il calcolo del cedolino paghe, potevano essere eseguiti solo in sequenza temporale, uno dopo l'altro.
Ora, sotto il controllo di uno speciale programma che governa l'intero sistema (
il sistema operativo), più programmi potevano procedere apparentemente in parallelo, sfruttando i tempi di attesa fra un'operazione elementare e l'altra.

Non riesco ad esimermi da qualche ricordo personale.
Nel 1979 ho cominciato a lavorare con questa generazione di elaboratori, un General Electric GE130.
Lavoravo per un "centro servizi" diretto da un amico. Di giorno, mentre una batteria di ragazze imputavano i dati da elaborare su nastro magnetico, l'elaboratore (32K RAM), sfornava lentamente, rigorosamente una per volta, le stampe e gli elaborati commissionati dai clienti: statistiche, fatture, paghe.
Per me che facevo sviluppo, rimanevano pochi ritagli di tempo, tra una lavorazione e l'altra oppure, la notte...
Vorrei far capire le difficoltà che poteva incontrare un programmatore con un aneddoto.
Leggendo il manuale del Cobol, intravvidi la possibilità di migliorare le performance di un
programma utilizzando un file ad indici (non ridete, allora la norma era il file sequenziale).

Un voluminoso manuale del GE130 mi permise di impostare sui dischi rimovibili (padelle) l'allocazione del file ad indici.
Purtroppo a fine elaborazione il risultato fu sconsolante, il file aveva zero record!
Ero pur sempre un programmatore alle prime armi. Il mio programma fece il giro di parecchi esperti. Sembrava corretto ma non funzionava. Alla fine dovetti rinunciare.
Parecchi mesi dopo, durante una delle tante riparazioni hardware cui era soggetto quel bestione che occupava parecchie decine di metri quadrati, mi capitò di citare il fatto al tecnico, intento a smontare i meccanismi interni della stampante di sistema.

Ritirò su la schiena curva e pensieroso disse: "Mi sembra di ricordare...". Andò nello scaffale della documentazione e in un volume dedicato ai dischi, in una imprecisata pagina interna, mi fece vedere la nota in calce; pressappoco diceva così: "Se create un file a indici in questa unità non fatelo sulla traccia zero, non funzionerebbe" Alla faccia dell'indipendenza fra software e hardware!

calcolatori a transistor

Un po' di storia dei computer: la seconda generazione (calcolatori a transistor)

A partire del 1960 il transistor sostituisce le valvole: è più piccolo, più veloce, scalda meno.
Sono gli anni caratterizzati dal boom economico. Il nuovo benessere contribuisce ad una grossa diffusione e ad un ampliamento delle applicazioni su computer.
Vengono introdotti nuovi elementi periferici all'elaboratore: le stampanti (con i caratteristici moduli continui), le unità terminali (in genere telescriventi che funzionano anche a distanza tramite linea telefonica).
I modelli avanzati iniziano a poter sovrapporre più di una operazione logica per volta: mentre si leggono le schede, in contemporanea si eseguono i calcoli o la stampa.
Si sente parlare per la prima volta di "tempo reale", intendendo la possibilità di ricevere velocemente risposte dall'elaboratore.

Si sviluppano nuove figure professionali: il programmatore e l'analista delle procedure. Il primo è uno specialista di linguaggio e di macchina, l'altro è invece colui che recepisce le necessità dell'utente e le trasforma in operazioni sequenziali che il programmatore a sua volta trasferirà alla macchina.
Da notare che l'avvio della corsa spaziale è stata possibile grazie al contributo insostituibile di questa generazione di macchine.

Calcolatori a valvole

Un po' di storia dei computer: la prima generazione (calcolatori a valvole)

Per introdurre i dati viene utilizzato un apposito il lettore di schede, ma le informazioni sono memorizzate su supporti magnetici, a forma di dischi o nastri.

L'elaborazione avviene tramite istruzioni memorizzate nei programmi che risiedono nell'unità centrale.

Le risposte (output) si raccolgono attraverso altre schede perforate.

E' la nascita dei cosìdetti linguaggi di programmazione. Regole "grammaticali" differenti per comunicare le istruzioni da eseguire.
Fra tutti i linguaggi spicca il FORTRAN sviluppato in casa IBM.

In Italia? Il primo calcolatore di questo tipo viene installato al Politecnico di Milano.

lunedì 11 dicembre 2006

Calcolatori elettronici

Un po' di storia dei computer: calcolatori elettronici

Dal 1943 in avanti si può parlare di calcolatori elettronici. ENIAC (Electronic Numerical Integrator And Computer) fu realizzato per l'esercito americano con lo scopo di calcolare le traiettorie balistiche, ma il suo uso si estese subito anche a scopi scientifici.
La grossa novità è che la rappresentazione di numeri ed informazioni non coinvolge più la tecnologia meccanica.
Questa rivoluzione è dovuta all'introduzione di nuovi dispositivi chiamati valvole elettroniche (mi sento vecchio: erano argomento di studio nei miei corsi alle medie superiori, a cavallo degli anni 60-70!!).
Grazie a questa innovazione si ottenne un aumento della velocità di calcolo arrivando a 300 moltiplicazioni al secondo, contro una al secondo dei calcolatori elettromeccanici.
Sembra e fu un grande passo in avanti, ma:
- Peccato che ENIAC occupasse 180 Metri quadrati!
- Poteva risolvere un problema per volta!
- Per predisporlo ad un uso diverso rispetto al precedente, occorreva modificare manualmente la posizione dei fili elettrici!


Poco dopo, nel 1945 prende corpo il progetto di EDVAC, la cosìdetta macchina di Von Neumann.
Viene considerata il vero prototipo dei calcolatori moderni.
Infatti si basa sul concetto di programma memorizzato.
Vuol dire che registrava non solo i dati da elaborare ma anche le istruzioni per il proprio funzionamento, istruzioni espresse in formato numerico.

Nel 1952 il progetto EDVAC viene completato e in contemporanea arrivano altri sistemi simili.
Il calcolatore esce dall'ambito scientifico e soppianta le macchine elettromeccaniche che intanto avevano preso spazio nelle industrie

domenica 10 dicembre 2006

Calcolatori elettromeccanici

Un po' di storia dei computer: calcolatori elettromeccanici

Il passo successivo è quelli dei calcolatori elettomeccanici (i precedenti erano completamente meccanici).
Possiamo situarci fra gli anni 1940 e 1950.
C'è di mezzo una guerra mondiale e gli sforzi di sviluppo sono enormi.

Si possono definire queste macchine come dei calcolatori aritmetici.
I "dati" sono ancora contenuti in schede perforate ma compaiono anche le" istruzioni", anch'esse fissate su scheda perforata.
Si fa largo l'dea del computer come lo conosciamo noi.
La novità sta nel fatto che è l'insieme costituito da istruzioni e dati che permette di ottenere i risultati richiesti, senza alcun intervento di calcolo dell'uomo.

(tabulatrice numerica IBM 1928)

sabato 9 dicembre 2006

Macchine a schede perforate

Un po' di storia dei computer: Macchine a schede perforate.

L'inizio di questa storia risale al 1880.
E' quella l'epoca delle macchine a schede perforate (macchina di Hollerith).
Furono introdotte, negli Stati Uniti, per semplificare i conteggi del censimento americano [visti i risultati dei conteggi alle ultime presidenziali, ci si potrebbe chiede se abbiano fatto reali passi avanti].
Permettevano, infatti, di effettuare classificazioni, suddivisioni, confronti, ricerche e semplici operazioni.
Per quest' ultimo motivo le grosse compagnie come enti statali, ferrovie, assicurazioni e telefoniche, dimostrarono interesse al loro utilizzo.

I "dati" erano rappresentati da schede perforate.
Curiosità: le dimensioni della scheda corrispondevano a quelle di una banconota da un dollaro.

In Italia le prime installazioni furono realizzate nel 1917 in Pirelli e INA.

venerdì 8 dicembre 2006

Innovazione organizzativa e informatica

Tratto dalla rivista on line Ship2shore

Innovazione organizzativa e informatica; a ciascuno il suo ruolo
Dibattito al Propeller sui sistemi IT: motori o strumento dell’innovazione organizzativa? Rispondono armatori (Tirrenia, CCL, MSC Le Navi e GNV), registri (RINA) e produttori (Siemens)

Possoni i grandi gruppi armatoriali nazionali portare avanti importanti cambiamenti organizzativi attraverso l’implementazione di sistemi informativi? E tali sistemi possono essere strumenti di business oltre che strumenti di automazione dei processi?
Sono alcuni degli interrogativi cui ha cercato di dare risposta l’incontro “I sistemi informativi sono motore dell’innovazione organizzativa o ne sono puro strumento?” promosso da Stefano Costa, partner e responsabile Logistica & Shipping di T.Bridge al Propeller Club Port of Genoa, che ha convenuto un centinaio di responsabili IT, armatori e manager di tutti i filoni dello shipping.
D’acchito si evidenziano le difficolta' riscontrate dall’industria armatoriale a capire e considerare i sistemi informatici come variabile su cui costruire un vantaggio competitivo, con ampi margini di miglioramento che solo pochi operatori iniziano a sondare con tangibili risultati.
“La rapida obsolescenza dei prodotti tecnologici ne rende sempre meno interessante il possesso, mentre l’accesso ai servizi e' sempre piu' importante” sottolinea Marco Bosi, Vice President CS New Solution Business Development di Siemens. “In tale scenario il rapporto tra fornitore di soluzioni tecnologiche e cliente deve sempre piu' tendere verso forme di partnership dove entrambi gli attori investono e si mettono in gioco per poi condividere i risultati del progetto”.
“Ritengo tutt’altro che semplice incasellare il contributo dei sistemi informativi: se da una parte sono spesso concepiti come puro strumento, non si puo' negare che importanti sviluppi del business siano possibili solo attraverso sistemi dalle potenzialita' prima irraggiungibili” afferma, ricordando la propria esperienza da top manager,in Coeclerici Ugo Salerno, Amministratore Delegato RINA, illustrando il nuovo portale del Registro; un investimento strategico sia per la condivisione delle informazioni all’interno del Gruppo (61 sedi in 20 paesi), sia nei rapporti con fornitori e clienti.
Notevoli gli sforzi effettuati da Tirrenia in questi ultimi anni per allineare i propri sistemi al mercato, come testimoniato da Paolo Greco che, dopo ventennale esperienza nelle funzioni IT di aziende multinazionali, dal 2002 e' Direttore Sistemi Informativi del Gruppo statale di traghetti.
Vincenzo Trichini, Responsabile Sistemi Informativi di CCL Costa Container Lines (in precedenza ricopriva analoghi incarichi in Grimaldi e D’Amico/Italia di Navigazione), comparando le proprie esperienze nelle diverse realta' armatoriali, presenta un’interessante schematizzazione delle condizioni che possono rendere strategico per il business un investimento in IT, peraltro mettendo in guardia sulla necessita' di accompagnare gli investimenti con interventi di riorganizzazione. “Implementare una nuova tecnologia senza cambiare i processi ne pregiudica i risultati” osserva.
L’esempio del trasporto aereo e' stato preso da Paolo Favilla, Direttore Generale di Grandi Navi Veloci. “Nei ferry la redditivita' del business e' fortemente dipendente dalla capacita' di offrire forme di tariffazione flessibili come le compagnie aeree; cio' avviene gia' per i passeggeri, ma non ancora per le merci. L’integrazione tra IT e marketing potra' essere chiave d’innovazione e successo”.
Di rilievo la problematica della mancata standardizzazione tra fornitori di tecnologia. “A fronte di dichiarazioni di intenti dei principali player internazionali, la spinta all’affermazione dei propri standard rimane ancora evidente” commenta Roberto Musumeci di MSC Le Navi.

Un po' di storia dei computer

Vorrei dedicare qualche intervento alla storia dei computer.
Le nuove generazioni di programmatori diventano esperti "web designer" in pochi mesi, ma quanto a cultura informatica...
Prometto che ci sarà poco spazio per argomenti troppo specialistici, ma nello stesso tempo anche un esperto utilizzatore di strumenti informatici potrà cogliere l'occasione offerta da queste riflessioni per alzare lo sguardo oltre lo schermo cromatico del suo personal computer, soddisfare qualche curiosità e fissare le tappe fondamentali di questa scienza.

(Le informazioni storiche sono tratte da "Tre secoli di elaborazione dei dati" a cura di R.DePrà - Grafiche Alma - IBM").

giovedì 7 dicembre 2006

La Risposta

di P. Frederick

....Con gesti lenti e solenni Ev procedette alla saldatura in oro, degli ultimi due fili.
Gli occhi di venti telecamere erano fissi su di lui, e le onde subeteriche portarono da un angolo all'altro dell'universo venti diverse immagini della cerimonia.
Si rialzò con un cenno del capo e s’accostò alla leva dell’interruttore generale: la leva che avrebbe collegato, in un colpo solo, tutte le gigantesche calcolatrici elettroniche di tutti i pianeti abitati, formando il supercircuito da cui sarebbe uscita la supercalcolatrice, un’unica macchina cibernetica racchiudente tutto il sapere di tutte le galassie.
Reyn rivolse un breve discorso agli innumerevoli miliardi di spettatori. Poi, dopo un attimo di silenzio, disse; “tutto è pronto, Ev”.
Ev abbassò la leva.
Si udì un formidabile ronzio che concentrava tutta la potenza, tutta l’energia di novantasei miliardi di pianeti.
Grappoli di luci multicolori lampeggiarono sull’immenso quadro, poi una dopo l’altra, si attenuarono.
Ev fece un passo indietro e trasse un profondo respiro.
“L’onore di porre la prima domanda spetta a te, Reyn”.
“Grazie”, disse Reyn, “Sarà una domanda cui nessuna macchina cibernetica ha potuto, da sola, rispondere”.
Tornò a voltarsi verso la macchina.
“C’è Dio?”
L’immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitio di valvole o condensatori.
“Sì, adesso, Dio c’è”.
Il terrore sconvolse la faccia di Ev, che si slanciò verso il quadro di comando.
Un fulmine sceso dal cielo senza nubi lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola per sempre al suo posto.

La fantascienza e i computer

Erano i tempi in cui lo spazio occupato da un elaboratore si misurava in svariate decine di metri quadri che già la letteratura fioriva di racconti fantascientifici dove la scienza si mescolava con le paure dell'inconscio.
Nel prossimo intervento, riporto un racconto dal titolo "La Risposta" uscito dalla penna di Frederick, che ripropone un tema assai diffuso.
Riuscirà l'uomo a costruire macchine sempre più complesse, in grado, non solo di riprodurre il funzionamento del cervello umano, ma addirittura ad assicurarsi il dominio sull'uomo?
E' il computer, potenzialmente, un rivale della razza umana?

Innovazione organizzativa e informatica

Dalla rivista on line Ship2shore

Innovazione organizzativa e informatica; a ciascuno il suo ruolo
Dibattito al Propeller sui sistemi IT: motori o strumento dell’innovazione organizzativa? Rispondono armatori (Tirrenia, CCL, MSC Le Navi e GNV), registri (RINA) e produttori (Siemens)

Possoni i grandi gruppi armatoriali nazionali portare avanti importanti cambiamenti organizzativi attraverso l’implementazione di sistemi informativi? E tali sistemi possono essere strumenti di business oltre che strumenti di automazione dei processi?
Sono alcuni degli interrogativi cui ha cercato di dare risposta l’incontro “I sistemi informativi sono motore dell’innovazione organizzativa o ne sono puro strumento?” promosso da Stefano Costa, partner e responsabile Logistica & Shipping di T.Bridge al Propeller Club Port of Genoa, che ha convenuto un centinaio di responsabili IT, armatori e manager di tutti i filoni dello shipping.
D’acchito si evidenziano le difficolta' riscontrate dall’industria armatoriale a capire e considerare i sistemi informatici come variabile su cui costruire un vantaggio competitivo, con ampi margini di miglioramento che solo pochi operatori iniziano a sondare con tangibili risultati.
“La rapida obsolescenza dei prodotti tecnologici ne rende sempre meno interessante il possesso, mentre l’accesso ai servizi e' sempre piu' importante” sottolinea Marco Bosi, Vice President CS New Solution Business Development di Siemens. “In tale scenario il rapporto tra fornitore di soluzioni tecnologiche e cliente deve sempre piu' tendere verso forme di partnership dove entrambi gli attori investono e si mettono in gioco per poi condividere i risultati del progetto”.
“Ritengo tutt’altro che semplice incasellare il contributo dei sistemi informativi: se da una parte sono spesso concepiti come puro strumento, non si puo' negare che importanti sviluppi del business siano possibili solo attraverso sistemi dalle potenzialita' prima irraggiungibili” afferma, ricordando la propria esperienza da top manager,in Coeclerici Ugo Salerno, Amministratore Delegato RINA, illustrando il nuovo portale del Registro; un investimento strategico sia per la condivisione delle informazioni all’interno del Gruppo (61 sedi in 20 paesi), sia nei rapporti con fornitori e clienti.
Notevoli gli sforzi effettuati da Tirrenia in questi ultimi anni per allineare i propri sistemi al mercato, come testimoniato da Paolo Greco che, dopo ventennale esperienza nelle funzioni IT di aziende multinazionali, dal 2002 e' Direttore Sistemi Informativi del Gruppo statale di traghetti.
Vincenzo Trichini, Responsabile Sistemi Informativi di CCL Costa Container Lines (in precedenza ricopriva analoghi incarichi in Grimaldi e D’Amico/Italia di Navigazione), comparando le proprie esperienze nelle diverse realta' armatoriali, presenta un’interessante schematizzazione delle condizioni che possono rendere strategico per il business un investimento in IT, peraltro mettendo in guardia sulla necessita' di accompagnare gli investimenti con interventi di riorganizzazione. “Implementare una nuova tecnologia senza cambiare i processi ne pregiudica i risultati” osserva.
L’esempio del trasporto aereo e' stato preso da Paolo Favilla, Direttore Generale di Grandi Navi Veloci. “Nei ferry la redditivita' del business e' fortemente dipendente dalla capacita' di offrire forme di tariffazione flessibili come le compagnie aeree; cio' avviene gia' per i passeggeri, ma non ancora per le merci. L’integrazione tra IT e marketing potra' essere chiave d’innovazione e successo”.
Di rilievo la problematica della mancata standardizzazione tra fornitori di tecnologia. “A fronte di dichiarazioni di intenti dei principali player internazionali, la spinta all’affermazione dei propri standard rimane ancora evidente” commenta Roberto Musumeci di MSC Le Navi.

Riunione del Propeller Club Port of Genoa

08/06/2006
INNOVAZIONE ORGANIZZATIVA E INFORMATICA: I SISTEMI INFORMATIVI SONO MOTORE DELL'INNOVAZIONE ORGANIZZATIVA O NE SONO UN PURO STRUMENTO?




Con piacere Vi informiamo che assieme al Socio Ing. Stefano COSTA,il Propeller Club Port of Genoa, ha organizzato una serata molto interessante per GIOVEDI’ 8 GIUGNO 2006, alle ore 18,30, presso VILLA SPINOLA (Via Corridoni, 5) , sul tema:

“Innovazione organizzativa e informatica:

i sistemi informativi sono motore dell’innovazione

organizzativa o ne sono un puro strumento ?”

Lo scopo dell’incontro è quello di presentare in maniera divulgativa come in grandi gruppi armatoriali nazionali sono stati portati avanti cambiamenti organizzativi estremamente importati attraverso i sistemi informativi e riflettere sulla loro strategicità o meno.

L’assunto che “un armatore è disposto a spendere qualunque cifra per una nave ma poco o nulla per organizzazione e tecnologie a supporto”, è ancora corretto ?

Le tecnologie sono uno strumento dell’organizzazione o ne possono essere il motore ?

Relatori:

Ing. Ugo Salerno, Amm. Del. RINA Registro Navale Italiano (in precedenza A.D. del gruppo armatoriale Coeclerici). Nella sua esperienza come capo azienda si è trovato a dover affrontare più volte cambiamenti organizzativi e innovazione tecnologica

Dott. Paolo Greco, Direttore Sistemi Informativi gruppo Tirrenia.

Dopo importanti esperienze a livello internazionale nei sistemi informativi è stato “immerso” nel mondo dello shipping a gestire uno dei più grandi progetti di turnaround tecnologico nel settore marittimo in Italia degli ultimi anni

Ing. Vincenzo Trichini, Responsabile Sistemi Informativi Gruppo CCL Costa Container Lines (in precedenza responsabile sistemi informativi del Gruppo Grimaldi Genova e del Gruppo D’Amico – Italia di Navigazione). La sua esperienza professionale si è svolta prevalentemente nel mondo dello shipping, negli ultimi anni si è trovato a gestire dal punto di vista dei sistemi informativi diversi progetti di integrazione di aziende diverse

Moderatore: Ing. Stefano Costa, socio Propeller, partner T Bridge e responsabile Shpping e Logistica

Intervento dell’ Ing. Marco BOSI, Vice President Com CS New Solution Business Development SIEMENS

mercoledì 6 dicembre 2006

Informatica&Organizzazione

Nel titolo le motivazioni:
raccogliere alcune riflessioni e tecniche che ho imparato in questi anni nel mio mestiere di direttore dei sistemi informativi.
Non tutto quello che dirò ho potuto farlo. Qualche volta ho incontrato aziende con atteggiamento coriaceo verso l'informatica applicata all'organizzazione.
Ma anche questo sarà oggetto del mio diario on-line.