domenica 22 marzo 2009

La terra è piatta

C'era una volta un'epoca in cui bisognava convincere la gente che il mondo era rotondo.
Oggi siamo alla svolta: il mondo è diventato piatto, ma non tutti se ne sono accorti; meglio chiudere gli occhi e auto-rassicurasi continuando a far finta di niente.
Non lo vogliamo ammettere, giriamo intorno al concetto, lo chiamiamo con altri nomi, ma la verità è che il mondo è piatto.

Nelle nostre scuole e università pubbliche e private si continua ad insegnare e a formare schiere di tecnici, ingegneri, ricercatori, economisti, insegnando loro a usare strumenti e concetti che altro non sono che utensili inefficaci e logori, perché il mondo è diventato piatto proprio grazie a quegli strumenti che oramai non servono più a produrre benessere ma solo precarietà e incertezza.

Sì è vero di Cina e India, delle loro economie e della loro concorrenza se ne parla tutti i giorni ma è come se l'economia e la conoscenza globale, la tecnologia, i modelli organizzativi e produttivi, l'abbattimento delle barriere di spazio e tempo nel movimento di persone e merci fossero un pozzo senza fondo dove attingere a piene mani per abbassare i costi, battere la concorrenza, produrre più in fretta. Si va avanti come se tutti noi non fossimo consapevoli che stiamo sopra quel terreno accanto al pozzo, Abbiamo visto la terra appiattirsi perché abbiamo tolto il sostegno sotto i nostri piedi attingendo dal pozzo senza badare all'equilibrio generale.

Per uscire da questa situazione occorre cambiare radicalmente direzione, trovare altre strade evolutive.
Uso questo termine "evolutivo" proprio nel senso Darwiniano.
Va avanti chi si adatta meglio al contesto, alla realtà presente.

Ma voi avete mai visto un orso bianco togliersi la pelliccia perché al Polo Nord c'è più caldo? O gli avete mai visto spuntare una pinna perché così potrebbe nuotare meglio fra i ghiacci che si sciolgono?
Sono le nuove generazioni che hanno in sé la potenzialità di cambiare e per nostra fortuna in questo caso l'adattamento passa dalla nostra testa piuttosto che dal nostro corpo (altrimenti l'unità di misura sarebbero i millenni).
E' qualcosa che possiamo, in qualche modo, indirizzare, focalizzare, favorire, all'interno delle nostre strutture sociali.

Cosa fare?
  • Valorizzare le differenze.
  • Amplificare le discontinuità.
  • Investire sulla genialità creativa.
  • Scompigliare quello che è standard.
  • Diffidare di ciò che è ripetitivo e immutabile.
  • Dove è piatto creare un'ondulazione
  • Dove c'è un'ondulazione innalzarla a vetta.
Questo dovrebbe essere lo scopo della scuola e della formazione.
Questi dovrebbero essere gli indirizzi dei governi mondiali occidentali.
Non solo: questa dovrebbe anche essere la visione "visionaria" delle aziende che vogliono uscire dalla crisi.

Cogliere e stimolare ogni possibile fonte di creatività produttiva e organizzativa interna.
Cercare nuove strade. Altro che tagliare i costi (che poi significa troppo spesso eliminare le persone e di conseguenza alimentare ulteriormente la crisi nel suo complesso).

Sono sicuro che la vera soluzione all'attuale crisi mondiale , c'è già ed è in atto.
Che gli uomini e le donne con le idee adeguate a fronteggiarla, sono lì pronte ad emergere.
Probabilmente sono dei giovani; sono una nuova generazione di persone non compromesse culturalmente con le idee degli ultimi cinquanta/sessanta anni.
Sono un ramo secondario dell'evoluzione, forse anche se non faremo niente di niente, prima o dopo emergeranno.
Ma è nostro interesse, di governanti, imprenditori, operai, impiegati, abitanti del Sud e dell'Est, dell'Ovest e se volete anche delle Terre di Mezzo, che avvenga il più presto possibile, perchè altrimenti questa ripresa ci sarà, ma noi non ci saremo a vederela.
Ci saranno solo loro.

Se questo post vi è sembrato interessante andate a vedere sul mio Blog "Come si Cambia" quello che scritto sualla Resilienza.
Che stress
Come sviluppare la speranza..ops la resilienza
Regole per la felicità

1 commento:

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e